12.07.2014

La magia del colore nell'arte tradizionale rumena - Costumi del Museo Nazionale del Villaggio "Dimitrie Gusti" di Bucarest



Un mese di amicizia fra la Romania e l'Italia con la Mostra: 'La magia del colore nell'arte tradizionale rumena', presso il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma che ospita dal 24 Giugno fino al 30 Luglio una selezione dei costumi, delle nazionalità del popolo romeno. Essi sono fra i costumi più belli ed importanti d'Europa. I colori della Patria, delle tradizioni, della storia romena dal tempo degli antichi Daci fino ad oggi. 
Per la prima volta saranno portati ed esposti al pubblico italiano, costumi tradizionali e oggetti di arredamento specifici del mondo rurale delle principali regioni della Romania.
Questa mostra nasce dalla collaborazione fra il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma con l'Associazione Propatria, con l'Ambasciata Romena in Italia e con due Musei, molto importanti in Romania, il 'Museo del Villaggio' (Museo etnografico che tutto il mondo dell'antropologia europea conosce) e il Museo delle Guardie di Frontiera di Năsăud, proposti dall'Ambasciatrice del Costume Popolare Romeno, la giovanissima fotografa Silvia Floarea Tòth.
Due sale, complessivamente di 400 mq, messe a disposizione dal Museo di Roma: una più grande che ospiterà 16 fra costumi ed abiti tradizionali appartenenti al patrimonio storico del "Museo Nazionale del Villaggio -- Dimitrie Gusti" di Bucarest e provenienti dalle principali zone geografiche della Romania; mentre l'altra, più piccola, ospiterà 30 abiti della collezione privata di abiti della fotografa Tòth.
L'obiettivo di questa mostra è quello di raccontare come il costume sia un racconto della vita, quotidiana e di festa, ma soprattutto dell'identità di questo popolo. 
"Spero che questa mostra sia una porta che si apre molto, in questo mese e mezzo, con la comunità romena, la più importante presenza straniera nel nostro Paese che ormai da 25 anni è parte integrante della vita delle nostre famiglie italiane." Così ha esordito la Dott.ssa Maura Picciau, Direttrice del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, durante l'inaugurazione della Mostra, tenutasi martedì 24 Giugno. Ha terminato il suo intervento con un forte auspicio: "Spero sempre più che questo Museo degli Usi e Costumi italiani dovrà essere il Museo dei nuovi italiani, anche se di nascita e magari con passaporto romeno."
Completeranno l'esposizione tappeti decorativi, oggetti d'arredo, ornamenti, accessori, fotografie d'epoca: tutti materiali esposti per la prima volta fuori dal territorio nazionale.
Quest'anno, attraverso la mostra organizzata all'interno del Festival Propatria, anche Roma entrerà a far parte della rete internazionale che promuove la famosa IA. 
L'elemento centrale dell'abito romeno è la camicetta -- "la blouse roumaine", indossata dalle donne, chiamata "IA". Di colore bianco e ricca di decorazioni lavorate a mano, questa camicetta tradizionale romena può essere vista anche oggi su molte delle passerelle della moda, alle sfilate firmate Yves Saint Laurent o Tom Ford e fa il giro del mondo, indossata dalle belle modelle o dalle romene emigrate.
Alla blouse romena, diventata un simbolo e un vero brand del nostro paese, è dedicata anche una giornata internazionale di festeggiamenti: il 24 giugno.
Il costume popolare romeno è un intreccio di tradizione locale, posizione geografica, clima e possibilità economiche. Si tratta di un emblema di riconoscimento, un segno d'identità etnica, un documento con un indubbio valore storico e artistico. Questo indumento ha accompagnato l'uomo in tutti gli eventi fondamentali della sua vita, dalla nascita alla morte.
Ricco spesso di decorazioni frutto di lunghe lavorazioni, è rimasto quasi immutato nei secoli: si trovano molte somiglianze tra il modo in cui si vestono ancora oggi i contadini di alcune località della Romania perfino con il modo in cui venivano rappresentati i Daci sulla Colonna Traiana

"I segreti dell'arte artigianale di confezionare l'abbigliamento non si imparavano dai libri, bensì dalle donne del villaggio. Si tramandavano di generazione a generazione. Le ragazze non si sposavano fino a quando non sapevano filare e tessere. (...) Durante la tessitura, le donne pregavano; il costume popolare, quindi, era il riflesso dell'anima della donna (la quale) con abilità e maestria cuciva i vestiti con tutta la sua anima, naturalmente immortale. Cuciva ogni foglia, fiore, figura. Serbava nella memoria ogni tappa di lavoro (...) i vestiti così ricamati erano delle vere armi spirituali, assicurando protezione dai demoni. Vestendo questi abiti popolari, l'uomo si veste con l'universo intero, quindi il costume popolare rappresenta una ricapitolazione simbolica di tutta la mitologia e della cosmogonia delle origini" - Pavel Panduru -- "Il significato del costume nazionale rumeno"

Michela Cossidente
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